Cominciamo con alcuni dati che descrivono la nostra realtà:
Tasso di disoccupazione 2020:
femminile 7,7 – maschile 6,7 – totale 7,1
in media con il Piemonte, tasso tot. 7,5
I dati del nostro territorio si confermano leggermente inferiori a quelli delle grandi città e leggermente superiori rispetto a quelle più piccole. Purtroppo invece il tasso di disoccupazione giovanile vede in Asti un trend non lineare rispetto a Piemonte e Italia, con un 2020 superiore alla media regionale e allineato a quella nazionale. (dati ISTAT)
In dettaglio, per quanto riguarda l’occupazione:
2020 su 2019: nell’industria (senza le costruzioni) si registra un calo di 4.000 unità, per un passaggio da 24.000 a 20.000 persone occupate, -16,7%; agricoltura (10.000 unità) stabile e costruzioni in calo di 1.000 unità (da 7.000 a 6.000, -14,3%). Commercio e ristorazione in crescita del 6,2%: +1.000 unità di personale (da 16.000 a 17.000). Nelle altre attività di servizi si passa da 35.000 a 36.000 unità di personale, 1.000 in più, +2,8%.
Infortuni:
Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail tra gennaio e giugno sono state 266.804 (+8,9% rispetto allo stesso periodo del 2020), 538 delle quali con esito mortale (-5,6%). In aumento le patologie di origine professionale denunciate, che sono state 28.855 (+41,9%). Lo fa sapere lo stesso Istituto, rimarcando che i dati mensili sono fortemente influenzati dall’emergenza Coronavirus.
In particolare, le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail entro lo scorso mese di giugno sono state quasi 22mila in più (+8,9%) rispetto alle 244.896 dei primi sei mesi del 2020, sintesi di un decremento delle denunce osservato nel trimestre gennaio-marzo (-10%) e di un incremento nel periodo aprile-giugno (+40%), nel confronto tra i due anni. Le denunce di casi mortali presentate nello stesso periodo all’Istituto sono state 538, ovvero 32 in meno rispetto alle 570 registrate nei primi sei mesi del 2020 (-5,6%). Nel territorio astigiano si sono inoltre verificati nell’anno 2021, 3 incidenti mortali. Questo è quello di cui si parla, guardando ad un territorio già in crisi prima dell’emergenza sanitaria e che da questa emergenza dovrebbe saper trarre la spinta per ridare vita e ossigeno a tutti i suoi settori produttivi alla luce di una visione rinnovata dalle esperienze e dalle riflessioni legate ad un periodo inatteso, doloroso, ma che proprio per questo, deve anche essere necessariamente prolifico e, in parte, profetico.
VALORI DI RIFERIMENTO
E’ indubbio che il lavoro rappresenti da sempre un valore assoluto per i Cristiani, come ricorda la Dottrina sociale della Chiesa, come ricordano Encicliche significative del secolo scorso, come ricordano tanti passaggi di Papa Francesco. Il lavoro dignitoso, retribuito in maniera corretta, sicuro, etico, motore di eguaglianza sociale e non, come spesso accade, di differenze tra donne e uomini, tra persone Italiane e stranieri, tra bianchi e neri …
Il lavoro come cammino verso la piena realizzazione di se stessi, come luogo dove si sperimenta in maniera compiuta il disegno di Dio per l’uomo.
Papa Francesco, anche in questo caso, usa parole chiare, nette, comprensibili. In un intervento presso l’ILVA di Cornegliano, a Genova:
“A volte si pensa che il lavoratore lavora bene solo perché è pagato, ma questa è grave disistima dei lavoratori, il lavoratore inizia a lavorare bene per dignità, il vero imprenditore conosce i suoi lavoratori perché lavora con loro, l’imprenditore prima di tutto deve essere un lavoratore, nessun bravo imprenditore ama licenziare la sua gente, chi pensa risolvere i problemi licenziando la sua gente non è un buon imprenditore, non deve confondersi con lo speculatore”.
Uno sguardo profetico che tiene insieme i lavoratori e gli imprenditori e che quasi ipotizza una organizzazione del lavoro nuova, quasi irrinunciabile in un mondo dove l’impronta capitalista sta un po’ svanendo..
“L’obiettivo non è un reddito per tutti ma un lavoro per tutti. Senza lavoro per tutti non ci sarà dignità per tutti”. ”Bisogna guardare senza paura e con responsabilità alle trasformazioni tecnologiche dell’economia e non bisogna rassegnarsi all’ideologia che sta prendendo piede ovunque, che solo la metà o i due terzi dei lavoratori lavoreranno, gli altri invece mantenuti da un assegno sociale”. “Senza lavoro si può sopravvivere ma per vivere occorre il lavoro”. “Oggi il lavoro è a rischio”, perché nel mondo dove il lavoro “non si considera con la dignità che ha” e, invece, “il mondo del lavoro e una priorità umana e pertanto è una priorità cristiana, e anche una priorità del Papa”. “Attorno al lavoro si edifica l’intero patto sociale: quando non si lavora, si lavora male, si lavora poco o si lavora troppo, è la democrazia ad entrare in crisi”.
Le parole di papa Francesco sono la somma di questo breve ragionamento sui valori di riferimento:
Lavoro dignitoso, imprenditori illuminati, lavoro che sia portatore di un messaggio di pace e di giustizia sociale. Lavoro e lavori nuovi, nella tutela dell’ambiente, nella promozione e produzione di energia alternativa, nell’agricoltura sociale, nelle forme della cooperazione. Lavoro, con pari diritti e pari opportunità per le donne, ancora discriminate e per la categorie più fragili. Tutto questo presuppone investimenti nei settori delle nuova economia, investimenti importanti sulla formazione dei lavoratori con una vera rivoluzione dei sistemi della formazione professionale e della scuola del nostro paese. A questo deve tendere la programmazione di dettaglio del PNRR. Senza remore verso un mondo del lavoro inclusivo, pulito, sicuro (andranno fatti importanti investimenti sulla cultura della sicurezza), modellato nei tempi e nelle scelte in tema di lavoro leggero sulle esigenze delle famiglie.
PER RIFLETTERE E PROPORRE
In questa riflessione si incrociano la volontà di esplicitare in maniera concreta i principi di riferimento che abbiamo descritto e le indicazioni del PNRR in tema di lavoro di cui riportiamo un incipit:
“Per accompagnare la modernizzazione del sistema economico del Paese e la transizione verso un’economia sostenibile e digitale sono centrali le politiche di sostegno all’occupazione: formazione e riqualificazione dei lavoratori, attenzione alla qualità dei posti di lavoro creati, garanzia di reddito durante le transizioni occupazionali.”
In questa ottica, che prova a non separare il tema lavoro dagli altri temi che ci sono cari e soprattutto considerando tutte la cose già dette sulla transizione ecologica proviamo a concludere con qualche provocazione, sotto forma di domande:
1. Quale “conciliazione” siamo disposti a considerare come un vero cambiamento di rotta del mondo del lavoro: Tempi nuovi che permettano a donne e uomini di conciliare lavoro, maternità e paternità, lavoro e famiglia. Il lavoro agile come una opzione che, fuori della pandemia potrà dare forma nuova, armonica alla rappresentazione del lavoro.
2. Lavoro e non lavoro, lavoro e riposo, lavoro e pensione. Stagioni diverse, momenti diversi che vanno armonizzati con l’obiettivo della tenuta del sistema e della dignità delle persone in tutto il loro percorso di vita. Quali possono essere considerati “dignitosi” livelli di “contrattazione”?
3. La formazione. Non basta, come fanno in molti, evocarla in tutti i momenti di cambiamento, di crisi, di difficoltà occupazionali, come la panacea necessaria. Occorre conoscere il sistema, saperne valutare le contraddizioni, i volumi dei finanziamenti, i luoghi dove la formazione si fa (o si potrebbe fare). E’ il momento per pensare politiche formative nuove, nuovi finanziamenti, nuove modalità di accesso “mediato” (tirocini ..) al lavoro. Quanto siamo disposti a considerare investimenti anche e soprattutto culturali su questo terreno (minato..)?