9 Prendersi cura


“Prendersi cura della fragilità delle persone e dei popoli significa custodire la memoria e a speranza; significa farsi carico del presente nella sua situazione più marginale e angosciante ed essere capaci di ungerlo di dignità”

Discorso del Santo Padre al Parlamento Europeo durante la Visita
al Parlamento Europeo e al Consiglio d’Europa, 25/11/2014.

Papa Francesco, nel suo Messaggio per la XXIV Giornata mondiale del malato del 2016, ci invita a riflettere sulla malattia: “La malattia, soprattutto quella grave, mette sempre in crisi l’esistenza umana”. Riconoscere il sofferente nel corpo e nello spirito, rispettare la persona nella sua dignità, affiancarla e supportarla nel suo percorso che porterà alla guarigione o, almeno, al miglior equilibrio possibile tra malattia e salute diviene, garantendo giuste cure e una presa in carico globale e non parcellizzata, un monito al quale nessun uomo può sottrarsi. Certamente accompagnare i malati nelle loro prove non è semplice e troppo spesso si cede alla tentazione di delegare unicamente ai professionisti della salute la cura e l’assistenza di chi sta soffrendo. Ma il prendersi cura delle persone fragili e malate mette in gioco ognuno di noi, poiché, come sottolinea il Santo Pontefice “una società accoglie davvero la vita quando la riconosce come tale e preziosa allo stesso modo anche in età avanzata, nella disabilità, nella malattia e quando sta lentamente spegnendosi”.

VALORI DI RIFERIMENTO 

“L’esperienza della malattia ci fa sentire la nostra vulnerabilità e, nel contempo, il bisogno innato dell’altro. Quando siamo malati – prosegue Francesco – l’incertezza, il timore, a volte lo sgomento pervadono la mente e il cuore; ci troviamo in una situazione di impotenza, perché la nostra salute non dipende dalle nostre capacità o dal nostro affannarci”. La malattia, in altre parole, “impone una domanda di senso, che nella fede si rivolge a Dio: una domanda che cerca un nuovo significato e una nuova direzione all’esistenza, e che a volte può non trovare subito una risposta. Gli stessi amici e parenti non sempre sono in grado di aiutarci in questa faticosa ricerca”.

“Il Figlio di Dio, divenuto carne, ha preso su di sé la sofferenza. Durante la sua attività pubblica provò non solo la fatica, la mancanza di una casa, l’incomprensione persino da parte dei più vicini, ma, più di ogni cosa, venne sempre più circondato da un cerchio di ostilità e divennero sempre più chiari i preparativi per toglierlo di mezzo dai viventi. Cristo è consapevole di ciò, e molte volte parla ai suoi discepoli delle sofferenze e della morte che lo attendono. Ora, proprio per mezzo di questa sua sofferenza compie l’opera della salvezza. La novità della fede cristiana è questa: Dio ha conosciuto personalmente la sofferenza, non si è sottratto alla morte e per questo è vicino ad ogni uomo che è provato. La fede non fa sparire la malattia, il dolore o le prove; neanche tacita le tante domande. La fede offre una chiave con cui possiamo scoprire il senso più profondo di ciò che stiamo vivendo; una chiave che ci aiuta a vedere come la malattia può essere la via per arrivare ad una più stretta vicinanza con Gesù, che cammina al nostro fianco, caricato sulla croce”. Messaggio del Santo Padre Francesco per la XXIX Giornata Mondiale del Malato, Roma, 20 dicembre 2020.
Se questa è l’esperienza religiosa che vive chi è nella malattia, quali sono le responsabilità dei sani? Essere segno concreto della misericordia di Gesù, che si è chinato con amore su coloro che soffrivano, prendersi cura “dell’altro”, facendogli sentire vicinanza e prossimità, ascolto e comprensione.

PER RIFLETTERE E PROPORRE 

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, alla missione 6 “salute” si pone l’obiettivo di perseguire una innovativa e migliore strategia sanitaria, sostenuta dalla definizione di un adeguato assetto istituzionale e organizzativo, che consenta al Paese di conseguire standard qualitativi di cura adeguati.

1. Per il cristiano il concetto di persona richiama sempre una relazione e non un atteggiamento individualistico, si basa sull’inclusione e sul riconoscimento della dignità unica e inviolabile di ogni creatura e sulla responsabilità nell’accogliere e soccorrere i malati, gli emarginati, il nostro “prossimo”. Quali iniziative si possono intraprendere all’interno della nostra comunità per “prendersi, concretamente, cura dell’altro”?

2. L’agire misericordioso di Gesù, buon Samaritano, rappresenta l’esempio che, oggi più che mai, siamo invitati a seguire: ogni uomo, che si ferma accanto alla sofferenza di un altro uomo, qualunque essa sia, rende infatti concreti gli insegnamenti Evangelici. Sappiamo condividere e mettere “l’altro” e non il nostro interesse personale al centro, impegnandoci a sollevare il sofferente e a riconoscere in ogni malato pari dignità?

3. La vita sociale, economica e politica trova il suo compimento quando si pone al servizio del bene comune “Insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono sia alle collettività sia ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente” Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione Pastorale sulla Chiesa nel Mondo Contemporaneo “Gaudium et Spes”, Roma dicembre 1965. Come si possono intraprendere azioni comuni, affinché le iniziative a sostegno dei malati, dei fragili e dei più indifesi vengano sorrette non solo da parole ma anche da azioni concrete?

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